Legni da recupero: pavimenti in legno antico che raccontano storie uniche
L’incredibile fascino di camminare su storie vere, su materiali che fanno diventare il riuso un’esperienza emozionale oltre che sensoriale.
Rari da trovare, preziosi come il tempo che li ha segnati, rendono un parquet antico di recupero affascinante come uno storico pezzo da collezione. Sono i parquet ottenuti con legni da recupero. E non pensiate di poterli bonariamente chiamare pavimenti in legno vecchio, perché i materiali di cui parleremo oggi hanno delle particolarità che vanno ben al di là del classico parquet in rovere antico.
In questo articolo vogliamo raccontarvi della parte più preziosa ed emozionate dell’offerta Lignum Venetia, quella legata appunto ai legni di recupero, che ci è molto cara sia per diversi aspetti: in primo luogo troviamo straordinaria l’esperienza sensoriale, legata alla pura matericità, che parquet creati con questi legnami sono capaci di offrire. Unica è anche la suggestione, a livello emozionale, che sono capaci di far scaturire nel momento in cui se ne scopre la storia e la provenienza. Ed infine, ma estremamente importante per i valori a cui siamo legati, la soddisfazione di creare pavimenti esclusivi dando una nuova seconda vita a tronchi o assi potenzialmente destinati all’oblio. Sono legni in passato usati per realizzare gioielli, cornici, a volte elementi di arredo o pezzi di design, ma raramente si trovano proposti per realizzare un intero pavimento. Ma quali sono i legni da recupero – e i rispettivi parquet - che Lignum Venetia può proporvi per i vostri progetti più esclusivi?
Raro da trovare, prezioso come il tempo che lo ha custodito, il parquet in legno fossile si ottiene dalla lavorazione di tronchi rimasti sommersi per secoli, a volte addirittura millenni e si presenta con delle caratteristiche di unicità e non replicabilità che rendono ogni posa esclusiva. Ottenuto da legni rari da reperire, assolutamente pregiati e con caratteristiche fisiche, cromatiche e strutturali uniche, diverse da ogni altro tipo di legno. I legni fossili sono ottenuti dalla lavorazione di tronchi rimasti sommersi in acqua o fango per lunghissimi periodi, dopo delicate operazioni di ricerca ed estrazione. La lavorazione rivela un materiale che si è evoluto sino a cambiare consistenza, colore, durezza.
Le venature sono accentuate, così come i nodi e le tonalità sono intensificate, sino a raggiungere spettri di colore assolutamente mai visibili nell’essenza tradizionale. Straordinario l’effetto al tatto e il risultato di cromie dato dal lavorio degli elementi sul materiale di partenza, così come il carico di suggestione che può liberare l’idea di camminare su tavole sopravvissute millenni.
Tre le essenze in cui lo possiamo proporre:
Rovere di palude (Bog Oak): presenta una colorazione naturale intensa, che spazia dai toni morbidi e caldi del miele di castagno ad un nero naturale capace di ricordare l’Ebano, a volte impreziosito da venature platino e rubino.
Frassino (Marble Ash): più raro, si presenta con un colore chiaro, quasi bianco e delle incredibili sfumature che ricordano in maniera evidente le venature del marmo, da cui il nome Marble Ash.
Olmo: il più raro dei tre, diversamente dagli altri due, l’Olmo fossile proviene generalmente da torbiere, paludi e alvei fluviali. Ha la stessa procedura di recupere del Bog Oak e del Marble Ash, ma è estremamente più raro.
Altro materiale di grande suggestione, sia per il suo lato estetico, che per il notevole valore green che porta con sé, che ben si sposa a temi legati al riuso e alla cura dell’ambiente.
Il Marble Wood (detto morto in piedi) identifica quel legno ottenuto da alberi ancora perfettamente integri dal punto di vista della struttura, ma che per svariate ragioni sono morti e sarebbero quindi nel tempo destinati a diventare uno “scarto” nel sistema in cui sono inseriti. Individuarli e recuperarli per la produzione di pavimenti consente non solo un’utile operazione di “pulizia” della foresta, ma anche di risparmiare al taglio piante ancora vive e vigorose.
Interessantissimo anche in questo caso il lavoro cromatico che deriva da questa particolare combinazione che vede una pianta svuotarsi della sua linfa vitale, però restando in piedi, secondo i ritmi stabiliti dalle condizioni climatiche in cui si trova.
La concentrazione di pigmenti e l’intensità cromatica si dispongono in modo unico, rispondendo alle logiche di temperatura, umidità e stagionalità e, al taglio del tronco, vanno a creare pattern che sono vere e proprie impronte digitali.
Riuso e suggestione sono i temi portanti dei pavimenti ottenuti dal recupero di briccole della laguna veneziana. Siamo di fronte a un materiale che per decenni è stato immerso in acqua salmastra, raccogliendo il lavorio delle onde, che poco alla volta ne hanno cambiato durezza e colore. Ma la parte più suggestiva di questo pavimento è quella legata al restauro dei segni lasciati dalle teredini, piccoli tarli marini, che scavano e segnano in modo unico e indelebile il materiale, lasciando di fatto la possibilità di intervenire con materiali diversi ottenendo stili e risultati assolutamente differenti.